lunedì 19 agosto 2024

Con l'arrivo di Brevoort stop al nazi-sionismo di Hickman

Pochi giorni fa, è uscito in Usa il n. 2 della nuova serie degli X-Men (la vol. 7) di Jed Mackay e Ryan Stegman. Dopo quella di J. Hickman, una sorta di ode del nazi-sionismo, da quando Tom Brevoort è stato nominato editor di gruppo di tutte le testate mutanti, si è ritornati all'antico. La storia inizia nel modo più classico possibile. Un nuovo mutante viene rilevato a San Francisco e Ciclope e soci accorrono sul posto con il nuovo jet, il Marauder. Un richiamo alle prime storie degli anni '60 che iniziavano con il team alla ricerca di qualche nuovo mutante per il mondo. 

Xavier che li inviava sul campo per intercettare un nuovo mutante. Un trend indicativo di tale back-to-basics a cui MacKay sembra basarsi nella storia del n. 2 della nuova collana degli X-Men. Quando i mutanti arrivano a Frisco, però, si ritrovano con una inaspettata invasione aliena in atto. Tutto molto classic in questo nuovo inizio dell'era mutante. Finora i tentativi di rilanciare i mutanti sono falliti e si spera che il ritorno alle loro origini possa ridestare l'interesse dei fan che hanno mollato. Il loro recupero è quindi il primo obiettivo del nuovo supervisore mutante Tom Brevoort.

Davvero si aspettavano che il pubblico avrebbe approvato mentre l'immagine degli X-Men veniva lesa in linea con le politiche dell'amministrazione Biden che avrebbe armato e finanziato il regime ucro-nazista di Kiev? Da oggi gli X-Men risultano più rispettosi della tradizione di Stan Lee, ma sarà difficile cancellare tutto ciò che Hickman ha inserito nelle storie e nel modo stesso in cui i lettori dal 2019 in poi oggi immaginano i mutanti. L'idea di un gruppo di mutanti che anziché coesistere hanno cercato di dominare l'umanità é qualcosa che Stan Lee non ha mai voluto nelle storie.

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