domenica 11 agosto 2024

Il futuro difficile di Martin Mystère

La scomparsa di Alfredo Castelli (di cui parleremo tra breve, analizzando lo scenario in cui il tragico evento è maturato) è un altro segno evidente del declino del mondo bonelliano, un sistema incapace di rinnovarsi sia nelle idee, che nelle persone. Un mondo avviato verso la dissoluzione soprattutto perché il suo pubblico, in conseguenza del mancato ricambio generazionale sta sparendo per i raggiunti limiti di età. La questione da affrontare oggi è: che fine farà la serie di Martin Mystère? Non è un segreto per nessuno che il motivo per cui usciva ancora in edicola era Castelli.

L'editore, si dice in giro, voleva chiudere la serie un paio di anni fa a causa delle vendite ridicole (oggi dovrebbe girare sulle 3.500 copie circa, ma forse meno perché questo dato risale a circa sei mesi fa) per poi magari avviare qualche progetto in miniserie affidate ad altri autori come per Morgan Lost (per quanto anche con la serie di Chiaverotti si giri su numeri molto bassi). Invece, no. Castelli ha esercitato pressioni per andare avanti ed imporre la sua linea che non ha dato frutti (la riduzione delle pagine di fumetto a 78 e il resto solo articoli non ha funzionato per niente).

Venuto meno Castelli ora Simone Airoldi, il direttore generale, ha mano più libera per liquidare il mondo mysteriano prima che siano bruciate preziose risorse e fronteggiare altri problemi che riguardano il futuro della editrice, afflitta da un declino inevitabile. Chiudere MM significa risparmiare le risorse che verranno investite per tenere ciò che resta del parco autori/disegnatori. Nessuno di loro è legato da contratti ma da vari accordi di collaborazione su progetti, finiti i quali non ci sarà più bisogno di loro (a meno che i migliori non siano riutilizzati su altri progetti ancora da definire). 

Non vi è certezza che Airoldi chiuda, però, tutto il mondo castelliano, ma è probabile che ciò avvenga anche per induzione in quanto più che il direttore generale, a spingere in codesta direzione è la crisi in cui si trova la casa editrice, che oggi ha due problemi: il mancato ricambio generazionale e la scomparsa progressiva delle edicole. Da quando è arrivato alla casa editrice, Airoldi ha cercato, senza riuscirci, di modernizzare il tutto. E' probabile che abbia creduto che portare il colore, le miniserie, i crossover e altre trovate tipiche dei comics Usa avrebbe attirato i giovani. Ma non è stato così.

I giovani arrivano se offri dei contenuti coerenti con i loro gusti, ma quando all'interno vi sono autori che insistono su principi lontani dal mondo dei giovani anni luce, è più che naturale che vieni ignorato. Un esempio valga per tutti: Dylan Dog è passato dalle mani di Recchioni a quelle della Baraldi che oggi è ignorata da tutti e anche le vendite della collana dell'indagatore seguitano a calare. Almeno Recchioni ogni tanto si inventava qualcosa (che si rivelava inutile) ma per un po' creava clamore. Messo davanti a codesti fallimenti, Airoldi è passato dall'attacco alla difesa, avviando il salvataggio.

Il che si è tradotto in chiusure di serie, specie di ristampe, portare i nuovi progetti in libreria e puntare su Tex per andare avanti. Ma anche tali scelte hanno avuto esiti dubbi. Tex continua a perdere lettori per svariati motivi e il suo curatore pare non sentirsela più di andare avanti. Boselli è in crisi e si vede. Il suo ultimo ciclo sul mensile è stato criticato molto e lui stesso ha detto che arrivato intorno al n. 100 la serie di Tex Willer chiuderà. Questo ci porta davanti al problema che investe di più la Bonelli oggi, l'età avanzata delle sue teste pensanti (più o meno) stanche e deluse dai tanti fallimenti.

Boselli, Berardi, Manfredi, tra i più noti, hanno superato i 70 anni. Burattini ha superato i 60 anni e nelle ultime uscite è apparso molto dimagrito. La Baraldi ha superato i 50 anni, ma per ora non sembra avere idee tali da indurre la gente che ha mollato Dylan Dog a causa di Recchioni a tornare in sella. La situazione di Boselli è più critica. Nella sua intervista ha fatto capire che finito il progetto legato al giovane Tex Willer, l'editore se vuole andare avanti deve cercarsi un altro autore e ciò fa pensare che anche sulla serie regolare voglia mollare. Boselli sente il peso dell'età, avendo oggi 71 anni.

Scrivere Tex significa avere un forte background culturale che oggi in Bonelli non ha nessuno e che non si può pretendere dai giovani autori che arrivano da preparazioni scolastiche deficitarie. Tex oggi è l'unico marchio che ancora tira e che permette alla Bonelli di trattenersi su. Airoldi potrebbe quindi dire alla famiglia Bonelli, cioè i suoi datori di lavoro, che il quadro è critico e che se vogliono potrebbero vendere i diritti dei personaggi ad altri interessati ad investire ancora su di loro. Continuare a mettere denaro su di un galeone che affonda non ha più senso né è certo che la Bonelli sia salvabile. 

Troppi gli errori fatti da Sergio Bonelli quando lui si vantava nei redazionali delle sue tirature, senza accorgersi che il mondo stava cambiando. Oggi è cambiato e il sistema bonelliano è rimasto indietro a distanze siderali dal presente. Intanto, i prezzi aumentano. Dylan Dog Old Boy è salito di 1,00 euro tutto d'un botto nel silenzio omertoso della direzione editoriale. Forse nei prossimi mesi anche le altre testate saliranno di 0,50 euro. Pretendere 5 euro per collane molto scarse in una situazione economica complicata per il pubblico è fuori dalla realtà. Almeno secondo le attuali strategie.

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